Dismorfofobia: il malessere dell’apparire
“Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” la fatidica domanda ripetuta spesso dalla matrigna di Biancaneve al suo specchio magico riassume al meglio la società dell’apparire di oggi. Con modelli di bellezza inarrivabile, a cui puntualmente siamo esposti, guardandoci allo specchio non riusciamo quasi mai ad essere appagati dal nostro aspetto, e per evitare di crearci un cruccio o un complesso decidiamo subito di scostarci da quel vetro riflettente e proseguire la nostra giornata in completa tranquillità. Purtroppo c’è chi non riesce ad andare oltre, a “non curarsi di loro, guardare e passare” come diceva Virgilio a Dante.
Questa categoria di persone estremamente legata all’immagine riflessa dagli specchi, vista sempre con una sensazione di disagio e scarso, se non assente, apprezzamento, rappresenta una serie di soggetti afflitti da disturbi dismorfofobici. Il Disturbo di Dismorfismo Corporeo o semplicemente dismorfofobia è una patologia legata alla paura, o meglio all’eccessiva preoccupazione per un difetto nell’aspetto fisico, che può essere totalmente immaginario, oppure se presente è così marginale da non essere rilevante. Questa fobia, collegata a una visione distorta che si ha del proprio aspetto esteriore, talvolta è così forte da creare nei soggetti profonde ed esasperanti sensazioni di stress emozionale e incapacità di tessere adeguate ed equilibrate relazioni sociali e sessuali, con un conseguente isola-mento sociale.
Solitamente la dismorfofobia si sviluppa in individui con una bassa autostima, principalmente negli adolescenti di entrambi i sessi, ed è strettamente collegata alle trasformazioni che avvengono in età puberale, quindi nella fattispecie, è passeggera e legata uno specifico periodo di tempo. Nel caso in cui essa si manifesti negli adulti la Situazione diventa più complessa, poiché con la fine del periodo adolescenziale l’esse-re umano acquisisce una visione di sé e una maturazione psicologico-emozionale che gli consente, grazie a una maggiore fiducia nei propri mezzi, la possibilità di relazionarsi in maniera armonica con il prossimo senza essere afflitti da tormenti interiori e com-plessi d’inferiorità legati al proprio aspetto fisico, né tanto meno da sintomi tipici del-la dismorfofobia. Le persone affette da dismorfismo corporeo mostrano molte delle caratteristiche simili a coloro che soffrono di disturbi ossessivo-compulsivi, sviluppando delle vere e proprie manie. Ad esempio, tendono a controllarsi allo specchio o su altre superfici riflettenti ripetutamente, mo-strano un’eccessiva cura del proprio aspetto, effettuano confronti continui con l’aspetto fisico altrui, ricercando perenni rassicurazioni e tentando persino di convincere gli altri circa il proprio difetto. Inoltre, allo sco-po di migliorare o nascondere la presunta imperfezione, mettono in atto compulsioni che solo attraverso un’adeguata terapia cognitivo comportamentale è possibile cura-re.
Il sentirsi brutti è una sensazione tipica dell’essere umano, ci sono però personaggi illustri che della “bruttezza” ne hanno fatto un vanto o un arma vincente, come l’artista Andy Warhol, il quale sosteneva: “Lo so che ho un aspetto tremendo, e non bado a veStirmi bene o a essere attraente perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Lo so che sono brutto. Ho fatto in modo di essere particolarmente brutto perché sapevo che ci sarebbero state un sacco di persone giuste, e qualcuno in qualche modo avrebbe provato interesse”. In particolare nell’arte l’orrido è sempre molto apprezzato ed esaltato, perché spesso per brutto s’intende qualcosa al di fuori dai canoni ordinari a cui non si è abituati. Un esempio era l’attrice Anna Magnani spesso definita brutta poi-ché non corrispondeva ai canoni di bellezza delle dive di un tempo, come Sophia Loren.Nonostante questo epiteto è riuscita a creare un personaggio immortale e unico. Ma alla fine cos’è realmente bello o brutto? È tutta una questione di prospettive come ci fa notare Voltaire “Chiedete a un rospo che cosa è la bellezza, il vero bello, il to kalòn. Vi risponderà che consiste nella sua femmina, coi suoi due begli occhioni rotondi che sporgono dalla piccola testa, la gola larga e piatta, il ventre giallo e il dorso bruno”.